METTERE IN PIAZZA
E quando pregate, non siate simili
agli ipocriti che, nelle sinagoghe
e negli angoli delle piazze,
amano pregare stando ritti,
per essere visti dalla gente. (Mt 6, 5)
Carissimi.
l’espressione italiana “mettere in piazza”, che significa rendere noto a tutti affari e questioni private, ben si adatta al versetto del Vangelo in cui Gesù rimprovera i farisei di mettere in piazza il loro zelo spirituale, il loro dedicarsi alla preghiera. La preghiera richiede una riservatezza che ai farisei manca perché amano essere visti dagli altri.
A richiedere riservatezza non è solo l’ambito spirituale. Oggi più che mai la legge deve difendere le informazioni personali e le immagini. Mi colpisce sempre come nella nostra società la legge sulla privacy sia un elemento portante: i dati sensibili devono assolutamente essere tutelati. Ogni modulo, anche quelli legati alla vita pastorale, comporta un numero enorme di firme. Nessuno è autorizzato a sapere i miei dati. Eppure mai come oggi tutti riescono a sapere tutto di tutti…
Questo accade anche grazie alla diffusione di mezzi tecnologici che permettono alle persone la diffusione di informazioni ed esperienze personali, a volte anche intime.
Mi piace, allora, ricordare una grande virtù che oggi ha bisogno di essere riscoperta: il pudore. Mentre la vergogna fa nascondere ciò che è brutto, il pudore fa nascondere ciò che è bello, perché è riservato solo a pochi a cui posso farne dono. Per esempio, chi scrive poesie, non lo fa perché siano lette da tutti, ma da poche persone, a volte solo da una persona a chi si vuole dichiarare il proprio amore. Che bello se ritrovassimo l’importanza della discrezione e del pudore.
Don Marco