PER FARLA BREVE

 

Carissimi,

in una delle mie prime messe a Limito vi ho raccontato del suggerimento che mi diede un anziano sacerdote, per tanti anni padre spirituale del seminario: «Sii breve nelle prediche! Perché se la predica è bella la gente dirà: “Bene! Breve e bella” e tornerà a sentirti. Se è stata brutta dirà: “Non il massimo, ma almeno è stata breve!” e tornerà a sentirti. Ho sempre custodito questo consiglio, oggi reso autorevole anche dai suggerimenti sapienti di papa Francesco. La predica non deve stancare.

Quando inizio a predicare do sempre un veloce sguardo all’assemblea e mi accorgo che gli occhi sono tutti puntati su di me. Le persone voglio ascoltare, vogliono ricevere qualche suggerimento per appropriarsi personalmente dei testi proclamati poco prima.

Questo mi fa sentire l’importanza e la responsabilità delle mie parole.

Per questo è importante prepararsi bene, non improvvisare. La predica non è un trattato di teologia, né una conferenza. È il momento in cui il Signore parla al cuore della comunità e delle persone attraverso il predicatore.

Per me è importante dire solo ciò che prima ha colpito me. Dire cose che non “sento” mi fa fare una predica un po’ distaccata. Nello stesso tempo chiedo sempre al Signore di suggerirmi parole che possano giovare a chi mi ascolta. In questo senso la predica è questione di cuore: occorre entrare in contato con il cuore di Dio, con il mio cuore  e con il cuore delle persone che mi ascolteranno. Cosa non facile ma, vi assicuro, quando mi riesce dona grande consolazione spirituale. Anche se non so se sarà un predica utile, fa molto bene alla mia anima prepararla.

Non sono un grande predicatore, ma credo che la semplicità nel parlare sia un altro dovere del sacerdote.

 

don Marco

 

 

 

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