Kyrie, Eleison

 

Carissimi,

mi stupisce sempre pensare che la liturgia ci mette in bocca subito all’inizio della celebrazione, come prima parola, una richiesta di perdono.

Spesso qualcuno mi dice che non viene in chiesa perché chi va a messa si comporta peggio degli altri. Di solito rispondo che, forse (anche se ne dubito molto), qualche volta è vero; ma aggiungo sempre che il cristiano che va a messa è uno che sa bene di non essere perfetto e proprio per questo chiede subito e sempre perdono.

Chissà quante volte ci siamo chiesti o ci chiediamo: ma io che cosa devo confessare? Che cosa ho fatto di male? Male non ne faccio...che cosa devo dire? Ma nello stesso tempo non ci sentiamo degni di accostarci al dono dell’Eucaristia.

A me piace lasciare qualche istante di silenzio dopo aver introdotto l’atto penitenziale: serve ad ognuno di noi per andare in profondità, per ascoltare la propria coscienza.

Non so quanto duri quell’attimo di silenzio; so che è troppo breve perché io possa fare l’elenco di tutte le mie mancanze, ma è abbastanza lungo perche io possa ricordare a me stesso davanti a Dio che sono fragile e non sempre riesco ad essere come Dio mi vuole.

È un silenzio troppo breve perché io possa fare qualche proposito di conversione, ma è abbastanza lungo per avere la certezza che Dio è misericordia, che il suo amore è più grande di ogni mancanza, che la sua Legge è il perdono.

Chino il capo e aspetto la Sua Luce che illumina le ombre della mia vita. E sento vero quanto diceva Dante: «La bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei» (Divina Commedia, Purgatorio Canto III)

 

Don Marco

 

 

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