Nell'attesa della Tua venuta


Carissimi,

è stato bello in questa settimana far visita alle vostre case per portare la benedizione del Signore.

In tantissimi casi mi sono sentito dire: «Venga, don! La stavamo aspettando!».

Così mentre passavo da una casa all’altra ho pensato proprio a come sia bello sentirsi attesi; ho pensato anche a come sia emozionante per il nostro cuore aspettare qualcosa di bello o attendere l’arrivo di qualcuno, di una persona cara.

Qualche volta però l’attesa è anche difficile: aspettare il proprio turno quando davanti hai tante altre persone; aspettare fermi in coda imbottigliati nel traffico pur avendo una fretta enorme, aspettare l’esito di un esame medico, che potrebbe portare brutte notizie.

Un’attesa troppo lunga o dall’esito incerto rischia di scoraggiarci, di farci smettere di guardare all’orizzonte aspettando la luce di una nuova alba.

Ecco perché la Chiesa ci propone il tempo dell’avvento: è una vera e propria palestra per tenere sempre desto in noi il battito dell’attesa e della speranza, per non perdere la forza di sognare e immaginare la bellezza dell’attimo in cui il Cielo illumina la storia dell’umanità.

Ogni palestra ha i suoi attrezzi.

La preghiera, che apre finestre di luce dentro la notte del mondo; allora preghiamo; preghiamo tanto; preghiamo in famiglia, con i nostri cari e, perché no?, anche con i nostri amici.

L’ascolto della Parola, che ci racconta di promesse mantenute, di speranze mai deluse, di un Dio che cammina con l’uomo trasformando i suoi passi incerti in una danza armoniosa sulle note di una musica che viaggia al ritmo della speranza...nell’attesa della sua venuta.

 

Don Marco

 

 

 

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